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La Società Operaia di...

... Mutuo Soccorso

Tratto da "la fonte" ANNO I − N. 2 − Settembre 1977

Anche se oggi la situazione del sodalizio (e del paese) è molto cambiata riteniamo utile riproporre questo significativo articolo tratto dal giornalino scolastico "la fonte".

Una delle più belle organizzazioni create a S. Andrea è quella della "Società Operaia di Mutuo Soccorso" un associazione filantropica, il cui scopo principale è quello del reciproco aiuto e il miglioramento morale e ...

... materiale delle classi operaie. I suoi fondatori sono stati certamente ispirati da quel principio di solidarietà che esiste e deve esistere tra gli uomini, in special modo se questi appartengono a classi deboli che hanno bisogno di maggior aiuto. Questo bisogno di solidarietà, ci insegna la storia, ha sempre spinto gli uomini migliori a creare organismi associativi che, sul piano delle uguaglianze e della fratellanza, diano ai singoli la possibilità di migliorare e di difendersi.

Il principio della mutualità ha sempre guidato gli uomini, ma ha avuto particolare incremento nel secolo diciannovesimo, in seguito alle varie modifiche apportate dalla rivoluzione industriale. Risalgono ad allora le numerose attività assistenziali ed economico−sociali, fra cui le società di mutuo soccorso, che rappresentano la prima forma di organizzazione delle classi più bisognose che trovano in esse aiuto e solidarietà nei momenti particolarmente difficili, come in caso di malattia, di inabilità, di vecchiaia, di morte.

Le prime società di mutuo soccorso si ebbero in Inghilterra nella metà del secolo XVIII, dove presero il nome di "Friendly Societies", istituite dalle parrocchie ed aiutate dallo Stato. Anche in Francia ebbero carattere religioso e furono dette "Secours Mutuels". In Italia all’inizio del secolo XVIII nacquero le prime società di carattere religioso, che man mano si trasformarono in laiche.

Dopo l’unità d’Italia in tutta la penisola nacquero moltissime Società Operaie alle quali parteciparono, insieme agli operai, benefattori e soci onorari, tutti spinti dalla legge della fratellanza che stringe in un sol vincolo tutti gli uomini di qualunque razza e di qualunque ceto sociale. Esse ebbero, per lo più, carattere politico nei centri industrializzati e rappresentarono i primi movimenti operai contro il capitalismo.

Nel 1894, in Italia (escluse le provincie romane e venete) si hanno 6722 Società di Mutuo Soccorso, fra cui la nostra Società Operaia, fondata nel 1881 da: Sabino Scolamiero, Michelangelo Bellino, Michelangelo D’Angola di Luigi, Francesco Fusco fu Pietro, Raffaele Bozzone fu Francesco Saverio, Vitale Cignarella fu Andrea, Luigi Russoniello fu Pasquale, Riccardo Giorgio fu Angelo, Vito Garro di Michelangelo, che ricoprirono le cariche di Presidente, Vice Presidente, Assessori, Segretario, Vice Segretario e Cassiere, e da altri.

Il discorso inaugurale fu pronunziato dal prof. Erberto Bellino.

Non crediamo che la nascita di questa società sia stata ispirata da motivi politici, in quanto S. Andrea non era un paese industrializzato e non c’erano differenze tra operai e datori di lavoro, bensì un paese di artigiani che, lavorando in proprio, davano prova di bravura e operosità. Ed allora bisogna dar credito alle belle parole pronunciate dal prof. Bellino nel discorso di inaugurazione della Società, di cui riportiamo uno stralcio: "Voi cittadini pacifici, laboriosi, onesti, non sapete avere in mente che idee di opere utili ed oneste, questo essendo il frutto di probi individui, quindi la nostra riunione non può aver concepito altro disegno che quello del bene, dell’utile e dell’onesto..., ciascuno di voi dunque non è pago di veder prosperare se medesimo ed accorrere ai bisogni della propria famiglia co’ proventi delle giornaliere fatiche, vuol portare se medesimo, il suo cuore e la mano sollevatrice al di là del grembo della famiglia, correndo dove si fa sentire la voce del bisogno e della sventura, commuoversi ai lamenti dei suoi fratelli e porger loro conforto ed aiuti nei giusti limiti delle forze economiche, per quel che può tollerare la propria condizione".

E’ un discorso di altri tempi, eppure il bisogno di carità che animava gli operai di allora esiste ancora oggi, nell’animo dei nostri lavoratori. In tempi così difficili in cui regna ovunque malvagità, desiderio del denaro, violenza, la nostra Società Operaia conta ben 243 iscritti e sono tutti bravi ed onesti operai, veri galantuomini, nonostante le mani incallite e il volto bruciato dal sole. Non è facile essere socio, in quanto bisogna rispettare un regolamento piuttosto severo. Ogni socio deve amare la Patria e il prossimo, deve astenersi da ogni sorta di cose che possono danneggiare la famiglia, come specialmente l’abuso di bere vino, birra, liquori e ogni sorta di bevande alcooliche che abbrutiscono l’uomo e l’umanità. Il socio deve essere onesto nel proprio lavoro, sincero nel parlare e fare, educato, prudente e laborioso. Deve aver cura di educare bene i suoi figli e parenti. Tutti i soci hanno l’obbligo di frequentare la sede della Società almeno una volta al mese. Se un socio è colpito da una qualche disgrazia, ha diritto dopo quattro anni dalla sua iscrizione ad una certa somma di danaro. Se il socio è diventato vecchio e non può più esercitare il suo lavoro, ha diritto a ricevere un sussidio annuale. Però oggi i soci rifiutano questo sussidio, tenendo presente che la Società non naviga nell’oro, perché si mantiene con le sole quote di iscrizione dei soci. Il socio che non effettua il pagamento delle rate mensili, non verrà più riconosciuto come tale. Alla morte di un socio lo si deve accompagnare nel rito funebre; chi non partecipa a questo rito dovrà pagare una certa somma di denaro. Se un cittadino vuole diventare socio ed ha oltrepassato i 38 anni di età, per essere riconosciuto socio, deve pagare il doppio della quota normale. Se un socio, trovandosi in stato di ubriachezza, insulta un altro socio, sarà ammonito dal presidente (attualmente questi è Gerardo Cignarella). Se l’increscioso episodio dovesse succedere una seconda volta, sarà censurato in pubblica assemblea; se poi questo dovesse accadere una terza volta (il che non è mai avvenuto fino ad oggi) sarà espulso e non sarà più riconosciuto come membro della Società. Colui che volesse frodare i fondi del sodalizio, verrà espulso immediatamente. Chi opererà o parlerà contro la Patria e la propria libertà sarà espulso "senza pietà" e il suo nome sarà affisso per un mese nella sala delle riunioni della Società.

Fino ad alcuni decenni fa esisteva anche una "Società Operaia Femminile" che era composta da donne santandreane o sposate in S. Andrea. Le associate che avevano oltrepassato il 46° anno di età facevano parte dell’assicurazione facoltativa e pagavano un contributo annuo per poter poi percepire la pensione di vecchiaia, dopo il 55° anno di età. Tutte le donne facenti parte della "Società Operaia Femminile" si dovevano attenere alle leggi e ai regolamenti della "Società Operaia Maschile". In tutte le assemblee, gite, accompagnamenti funebri, la Società è preceduta dalla propria bandiera con i colori nazionali e lo stemma municipale. Se per qualunque circostanza la Società Operaia si dovesse sciogliere, dopo due anni, i fondi esistenti raccolti saranno devoluti alle famiglie povere dei soci morti.

Speriamo che ciò non accada mai.

Nunzio Cetrulo
Andrea Iannuzzelli
Classe 2a A


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