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Il Carnevale di una volta a Sant'Andrea di Conza

Un atro interessante articolo tratto da "la Fonte" ANNO I − N. 1 − Maggio 1977

FOLKLORE − TRADIZIONI − USI − LEGGENDE

Carnevale di ieri, carnevale di oggi

Prima di affrontare l’argomento del "carnevale paesano", sarebbe meglio parlare molto brevemente del Carnevale e delle sue tradizioni nelle varie parti d’Italia. E’ un periodo dell’anno antecedente la Quaresima che si festeggia con ...

Un Carnevale ... storico a Sant'Andrea di Conza

... balli e mascherate. Diversa è, nei vari luoghi, la data d’inizio del Carnevale: taluni lo cominciano il giorno di S. Stefano, altri all’Epifania, i più dal 17 gennaio o dal 2 febbraio. La festa è più intensa negli ultimi tre giorni e in particolare il "martedì grasso". Varie le usanze che sono, per lo più, sopravvivenze di antichi riti e costumanze.

La scena culminante della festa è il funerale di Carnevale: un omaccione disteso sul cataletto, accompagnato da uno strano corteo funebre nella parata della mezzanotte dell’ultima sera. Accanto al "Carnevale" si sono poi affollate le maschere locali che contribuiscono a fare della rappresentazione uno spettacolo folcloristico tra i più interessanti. In passato, il Carnevale ebbe in Italia splendida tradizione a Venezia, Firenze, Roma, Torino, Ivrea, Nizza. Si dice che il Carnevale sia famoso sin dal V secolo d. C.

Ora potremmo chiederci: "Cos’è un Carnevale di paese paragonato ad un Carnevale come, per esempio, quello di Viareggio?" Naturalmente non è niente; però, per gente semplice come può essere della gente di paese è molto, specie se consideriamo periodi di grave crisi sociale ed economica come quello compreso fra la 1a e la 2a guerra mondiale. A quei tempi il Carnevale era diverso da com’è oggi, però qualche cosa è rimasta. Infatti, durante le sere che precedevano il "momento culminante", a cominciare da Gennaio, molti indossavano dei cenci e andavano in giro per il paese spadroneggiando anche perché erano forniti di bastoni, cinghie e, a volte, anche di catene.

Il Sabato Grasso la gente che lavorava in campagna lontano dal paese, vi ritornava, dopo aver preparato un fantoccio, anzi due, l’uno da Carnevale e l’altro da Quaresima, che nell’estro popolare avrebbe simboleggiato la moglie del Carnevale. Alle 18 coloro che avevano ideato e creato la costruzione delle due allegorie giungevano in paese con l’autobus, ed erano attesi da alcune persone alla fermata. Durante tutta la serata "Carnevale" e "Quaresima" venivano portati in "trionfo" e per loro tutti facevano baldoria, girando per le case in cerca di salsiccia e vino buono. Poi si allestiva una specie di palco, dove si sarebbero esibiti i musicisti e i commedianti, allora improvvisati.

La foto della pacchianella contenuta nell'articolo originale

Sempre durante il periodo di fine Carnevale si svolgevano delle sfilate. Si preparavano dei carretti, i cosiddetti "traini", tirati per lo più da asini, ben addobbati e infiocchettati. Sui carri, poi, si facevano salire delle ragazze e delle bambine, sistemate in ordine d’altezza che indossavano il costume folcloristico del nostro paese: quello da "pacchiana", e si andava in giro un po’ dovunque anche nei comuni circostanti.

Adesso ritorniamo un po’ al "nostro signor Carnevale" e alla "sua signora Quaresima". Durante i suoi viaggi accadeva che "Carnevale" facesse tanti di quei debiti che la "moglie" piangeva disperata notte e giorno, filando con la "rocca". Il martedì grasso, egli era indebitato fino al collo e, naturalmente, non potendo pagare, veniva impiccato; poi collocato su un carro funebre, portato al camposanto, era bruciato e sua "moglie" avrebbe pianto ininterrottamente fino alla Pasqua; ed è per questo che prima di tale festività non si mangiava carne, poiché la "moglie" di Carnevale faceva economia affinché potesse pagare tutti i debiti che suo "marito" le aveva procurato, lasciandole un testamento lunghissimo.

Durante tutta la durata del Carnevale, il paese era davvero in festa: si svolgevano balli e farse a volontà e... si mangiava anche molto e meglio !!!

Il Carnevale che si svolge oggi non si differenzia tanto da quello di qualche decennio fa. Nelle sere che precedono il giovedì grasso, alcune persone, tra cui soprattutto ragazzi e ragazze di ogni età, girano per il paese conciati da "zingr", con cenci vecchi e malandati.

Guai a chi passeggia senza "travestimento"! Se ne vedono di tutti i colori. E’ da rilevare, tuttavia, che la nostra tradizione carnevalesca popolare, ancora così forte e genuina, nella sua irruente spontaneità e vitalità non ha nulla a che fare con i moduli di un Carnevale puramente consumistico, che si è voluto celebrare, in questi ultimi tempi, un po’ dovunque. Però le grandi rappresentazioni si svolgono dalla domenica di Carnevale al martedì grasso. Quest’anno, la domenica, è stato celebrato il matrimonio tra "Carnevale" e "Quaresima". E la sera stessa, "Quaresima" (un uomo travestito) ha dato alla luce un bambino che, purtroppo, il martedì successivo è morto, e dopo il "funerale" è stato portato al cimitero dove i suoi "resti" sono stati dati al rogo al posto del padre. La "farsa" di quest’amo si è differenziata da quella degli anni precedenti. Infatti, il martedì grasso veniva bruciato un fantoccio, che faceva le veci del Carnevale. Comunque è stata anch’essa divertentissima.

Un personaggio molto simpatico, nel suo travestimento carnevalesco, è stato quello impersonato da un ragazzo. Dovevate vederlo come era conciato!!! Era davvero molto ridicolo e simpatico!

Indossava una tuta rosa con un salvagente alla vita stretto da un paio di bretelle. Sembrava un vero pagliaccio. Un proverbio dice: "A Carnevale ogni scherzo vale!"

Anticamente la gente aspettava con ansia il Carnevale, perché allora non si stava mica bene come stiamo noi attualmente e, per questo, la festa era molto attesa, in quanto si mangiava meglio e ci si divertiva di più. Oggi invece, non è un granché, perché possiamo dire che, per noi, "tutti i giorni è festa come a Carnevale".

Antonietta Giorgio
Dina Lamanna
Classe 3a C


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Queste pagine vorrebbero innanzitutto far conoscere Sant'Andrea di Conza ai "naviganti" del Web ma soprattutto riavvicinare tutti i Santandreani sparsi per il mondo, magari per sollecitare i residenti al rispetto della "sua" identità. Sono graditi suggerimenti e commenti.

(Rosario Cignarella)
Prima pubblicazione: 19 febbraio 1999


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