Una tradizione che continua(*)
Anche nell'anno 2022 si è rinnovata a Sant'Andrea di Conza la tradizione dell'allestimento del "Sepolcro" nella Cappella di Sant'Emidio con i caratteristici "gigli". Ma abbiamo voluto capire un po' meglio cosa la ispira.
Fra i riti, le consuetudini e le manifestazioni della ...
... Settimana Santa, che culminano nella Via Crucis del Venerdì Santo e nella Pasqua di Resurrezione, la tradizione religiosa tramanda per la giornata del giovedì il rito dell'adorazione del Santissimo con una visita, detta volgarmente la visita al cosiddetto "Sepolcro". Un nome che può trarre in inganno. Non indica, infatti, il luogo dove fu deposto il Cristo morto, la sua tomba, ma l'altare della "reposizione", cioè del tabernacolo in cui, nella liturgia cattolica, viene riposta e conservata l'Eucaristia al termine della messa vespertina del Giovedì santo, la Messa nella Cena del Signore.
Il Giovedì Santo è il giorno dell'Ultima cena, quando Gesù istituì l'Eucaristia e lavò i piedi agli Apostoli. Sono le ore che precedono il tradimento di Giuda, l'arresto, il processo, la flagellazione, la strada verso il Golgota e la crocifissione.
Ed è tradizione pregare in religioso silenzio e visitare l'interessante composizione che rappresenta il "sepolcro": un altare della chiesa addobbato, la mattina del Giovedì in ricordo dell'ultima cena, con fiori e doni simbolici portati dai fedeli sul sepolcro di Cristo.
L'altare dedicato al Sepolcro diventa il luogo della preghiera e della raccolta dei doni offerti dal sentimento religioso popolare sul sepolcro di Cristo. A Sant'Andrea soprattutto i tradizionali piatti dei "gigli" dal chiaro significato augurale: germogli di frumento, lenticchie ed altri legumi fatti crescere in casa, in un luogo buio (la morte), dentro un piatto con il fondo coperto di cotone o canapa grezza, la cui maturazione è fatta coincidere con il periodo della Settimana Santa (la resurrezione).
Per i sepolcri la gente più umile di campagna, un mese prima della Pasqua seminava in piccoli vasi, che spesso erano i grandi piatti di terraglia in cui le famiglie mangiavano, il frumento, ma lo faceva germogliare e crescere non alla luce dove, per il processo della fotosintesi clorofilliana, sarebbe diventato verde, ma nel buio di una cassapanca, dove restava giallo; e questo (il buio) per simboleggiare la morte e poi la resurrezione; ma di questo simbolismo le povere donne di allora non sapevano nulla, ma eseguivano quello che avevano visto fare ai loro antenati e in cui credevano ciecamente.
L'altare dedicato al Sepolcro diventa così il luogo della preghiera e della raccolta dei doni offerti dal sentimento religioso popolare sul sepolcro di Cristo.
(*) Molte considerazioni sono tratte dalla pagina Bronte Insieme.